
Nel gennaio 2018, è stato inaugurato a Parigi, il primo bordello clandestino di bambole di silicone: si trova nel XIV arondissement, il quartiere bohémien della città. Il servizio offerto e gestito dalla società XDoll, offre una particolare forma di piacere con seducenti manichini di donna, al costo di 90-120 euro all’ora. Il luogo dispone di spazi privati dotati di ogni comfort, ove potersi godere le bambole preferite. Queste, dai nomi esotici e suggestivi, dalle performanti caratteristiche fisiche e sessuali, sono riproduzioni di donna, perfette in ogni particolare e ricche di accessori. L’agenzia raccoglie già le prenotazioni con carta di credito, aggirando le leggi francesi, che vietano servizi sessuali a pagamento.
Comunque, al di là di ogni commento e pregiudizio, questa notizia è inquietante poiché rappresenta una nuova forma di prostituzione! Infatti, le sex doll non sono soltanto una versione evoluta di sex toys, ma manifestano una deriva pericolosa per la sessualità, intesa come preludio e collante di ogni relazione e, soprattutto, come possibilità di espressione e di comunicazione del desiderio, dei sentimenti e delle emozioni, tra esseri umani.
Il tema della prostituzione rappresenta ancora un problema irrisolto della nostra società, evoluta dal punto di vista tecnologico, ma in regressione per quanto riguarda il rapporto fra esseri umani (interazione, confronto tra maschile e femminile, rispetto delle diversità), le dinamiche sociali (tutela della salute, della coppia e della famiglia, dei minori, degli anziani, dei malati dei poveri, dei diversamente abili; diritto all’istruzione, al lavoro e alla condivisione delle risorse; assuefazione e depauperamento della politica, della religione, dell’etica e del senso civico) e la salvaguardia del territorio e del Pianeta. Se ne parla da sempre, ma ogni volta che si propongono delle soluzioni, i veti incrociati dei politici, i tabù personali-sociali-religiosi non ancora rimossi, gli interessi illegali e quant’altro ne impediscono la soluzione. Inoltre, per l’ordine pubblico, la civile convivenza, la tutela della salute, la risoluzione del problema è ormai urgente e necessita di leggi adeguate.
La prostituzione rappresenta più di ogni altro aspetto la doppia valenza, pubblica e privata, della sessualità: origina da un complesso di fattori (antropologico-culturale, religioso, medico-legale, politico-etico-sociale), che sono mutati nel tempo di pari passo ai cambiamenti sociali; fa parte del vissuto adolescenziale e dell’età adulta, dell’immaginario erotico e del desiderio di trasgressione; è fonte di piacere e di appagamento di un bisogno e non necessita di relazione; rappresenta un mercato florido e in continua espansione. Purtroppo, la pornografia, la mercificazione e l’oggettivazione del corpo (maschile e femminile), il bisogno di trasgressione, le nuove forme di sesso estremo, l’orientamento dei mercati verso il mero profitto, la gestione disumana di chi opera e detiene il controllo, l’uso e l’abuso di droghe, di super alcolici e di psicofarmaci hanno prodotto nuove forme di dipendenza e di schiavitù. Inoltre, la facilità dell’accesso alla rete e ai mezzi di comunicazione, soprattutto, da parte degli adolescenti, procura danni psico-fisici, affettivi e relazionali, snatura l’essenza della sessualità (nei contenuti e nei valori), crea assuefazione e, negli adulti, provoca solitudine affettiva, dipendenza, bisogno di trasgressione e la ricerca di un rapporto occasionale – una fuga dal reale – che non sempre appaga. Comunque, la prostituzione è sempre esistita, tollerata e regolamentata, proibita o valorizzata a seconda della latitudine, della cultura e della morale della società e del suo sviluppo.
In Italia, nel 1958 la legge Merlin ha abolito le case del piacere; la prostituzione di stato ha preso la via dell’illegalità e del sommerso in locali, appartamenti privati e soprattutto per la strada. Ai tempi, la prostituzione era prevalentemente femminile e nostrana e, benché fosse moralmente e penalmente perseguita fuori dalle regole, godeva di una certa tolleranza. Con il trascorrere degli anni, il “mestiere”, descritto con felliniana nostalgia nella canzone “Bocca di rosa” di De André – nel testo si narra che “il parroco la volle in processione accanto alla Madonna”: amor sacro e amor profano -, si è trasformato in un affare lucroso, spesso crudele, emblema di una nuova schiavitù, di povertà, un’illusione di benessere per i paesi sottosviluppati.
Quando la sessualità era un fatto privato viveva di iniziazioni, piccole conquiste, falsi miti e tabù; il sesso era consumato al “casino” o fra le pareti domestiche; il rapporto coniugale era un “dovere” e, per la donna, il piacere e l’orgasmo non erano indispensabili: alla moglie-madre non erano richieste certe prestazioni sessuali, anche se contestualmente lei li concedeva all’amante; la morale e la religione relegavano la sessualità al matrimonio e alla procreazione e, soprattutto, era opportuno salvaguardare l’onore del casato e del consorte; l’illecito, l’adulterio e i rapporti occasionali erano regolati da leggi e da un perbenismo tollerante e ipocrita. Il “bordello” era un luogo di ritrovo e di iniziazione maschile, la “marchetta” e la “doppia” un segno di virilità; tuttavia, la Cesira, l’Adalgisa offrivano pure l’ascolto e la comprensione e, talvolta, l’illusione della complicità e dell’amore. Anche all’epoca, oltre ai rapporti combinati dalle famiglie, vi erano i legami opportunisti, quelli che mascheravano l’acquisto con il contratto matrimoniale e il concedersi non seguiva le ragioni del cuore, bensì meri interessi sociali e materiali.
Con il ’68 esplose la voglia di libertà e di trasgressione: una ricerca talvolta esasperata del piacere, espressione di rivalsa, di affermazione e di riconoscimento sociale. Il sesso è diventato di dominio pubblico; il corpo oggetto, privato della sua intimità, è divenuto emblema di gioventù, bellezza, efficienza, prestazione, felicità, seduzione, potere: è stato spalmato su ogni pubblicità, bionizzato in un’icona virtuale priva di umanità. Questa svalorizzazione ha progressivamente causato e diffuso la mercificazione, lo sfruttamento, la violenza e la perdita dei valori personali e relazionali. Infatti, nella psicoterapia, individuale e di coppia, le psicodinamiche sessuali sono ricorrenti, poiché, tra le dipendenze e/o le vie di fuga e di appagamento, sesso e cibo sono indice di potere e controllo del corpo, della sessualità e della procreazione: un potere che comprende la sfera personale, relazionale e soprattutto quella della società.
Inoltre, è difficile definire e quantificare un fenomeno in rapida espansione, che ha avuto la capacità di adeguarsi alle nuove tendenze e alle richieste del mercato; sono di fatto aumentati i fruitori del “servizio”, gli “operatori sessuali” e modificate le strategie di controllo e di sviluppo del mercato. Per quanto riguarda le persone che ricorrono al sesso a pagamento, oltre alla solita clientela maschile, sono in aumento: i voyeuristi del web; le donne che affittano gigolò, accompagnatori, toy-boy per feste, ricorrenze o per il weekend; i minorenni che offrono prestazioni sessuali per denaro e per futili motivi; il sexting, le chat dedicate agli incontri sessuali, allo scambio che mascherano nuove forme di prostituzione promettendo fantastiche esperienze. Infine, dilagano la pedofilia, la pedopornografia, l’adescamento dei minori tramite chat, i siti dedicati ai vari orientamenti sessuali (omosessuali, bisessuali, transessuali, scambisti), la pubblicità di locali ove è possibile praticare sesso libero, trasgressivo e pratiche di sesso estremo.
Con il trascorrere degli anni, le “lucciole” italiane si sono ritirate nel privato e sono state sostituite sulla strada da un esercito di donne, transessuali, omosessuali e di adolescenti di varia nazionalità: molte provengono dall’Est, le africane si sono spostate nelle periferie e in provincia, le asiatiche si trovano in alloggi o in centri di massaggi. Con il tempo, nella gestione del mercato, il “pappone” è stato sostituito dalla malavita organizzata: vere holding di potere e di connivenze. Tali organizzazioni, nostrane e soprattutto straniere, controllano e alimentano anche l’immigrazione clandestina: illudono, sfruttano e schiavizzano donne e minori con crudeltà, minacce, ricatti, abusi e spregio di ogni valore umano. La prostituzione genera un gran flusso di denaro, che poi viene riciclato in attività redditizie: questo è uno dei motivi principali dell’espandersi del fenomeno.
Di fronte a tale degrado, è giocoforza domandarsi perché non ci siano ancora leggi adeguate e risolutive. E poi, quali sono le altre ragioni dell’incremento della prostituzione? È possibile sradicare un fenomeno che si perde nella notte dei tempi?
Le risposte le troviamo in due precisi ambiti: sociale e personale. Per quanto riguarda la tutela dell’ordine pubblico, della salute e le regole della società, il problema ha origine dall’economia di mercato. Questa segue la legge della domanda e dell’offerta: la richiesta determina la permanenza, la diversificazione, la molteplicità e l’evoluzione della proposta. Infatti, la prostituzione non è un fenomeno dei nostri giorni, ma è esistita con diverse modalità in tutte le culture, anche le più antiche. Vari popoli dell’antichità praticavano la prostituzione sacra, come narra Erodoto nelle sue cronache; nei templi la sessualità era un rituale esercitato dalle sacerdotesse e non solo e rappresentava un’offerta, un medium tra l’uomo e la divinità. Inoltre, sia per il popolo che per i potenti, nel postribolo o nel casino di lusso, “comprare” il piacere era una forma di eguaglianza oltre che fonte di reddito e di sostentamento.
L’appiattimento etico-culturale che oggi si evidenzia nell’appagamento di un bisogno istintivo e naturale dell’esistenza, si può riassumere nei detti: “così fan tutti” e “facciamolo strano”. Chi si prostituisce lo fa per denaro (per acquisire beni di consumo, come lavoro temporaneo, per l’acquisto di una casa o per avviare un’attività in patria), lo sceglie come professione, perché non trova alternative o per monetizzare una predisposizione naturale. Purtroppo, nella maggior parte dei casi, gli operatori della sessualità fuggono dalla fame, dalle carestie, dalle guerre, dai disastri ambientali, con il miraggio di una vita normale nell’Occidente che, invece di offrire opportunità di lavoro, sfrutta la fragilità e i bisogni dei popoli. Infine, una deriva cibernetica e robotica della sessualità, agita con macchine, bambole, surrogati di organi-apparati-corpi umani, sta snaturando l’essenza stessa dell’essere umano che, nella sessualità e nell’amore, si perpetua ed evolve sin dalle origini.
L’altro fattore che favorisce il fenomeno della prostituzione è da ricercarsi nella sfera personale: i bisogni dell’ego (appagamento fisiologico e affettivo; confronto, conoscenza e dialogo con il proprio Sé) e quelli del Noi (i vari aspetti della relazione), che identificano l’essere umano nelle sue peculiarità di entità bio-psico-eco-socio-spirituale sono caratterizzati dall’uso improprio della sessualità; infatti, le dinamiche ricorrenti sono: svalorizzazione, mercificazione, diseducazione, disinformazione, ignoranza, apparenza, stordimento, dipendenza, superficialità e/o assenza di sentimenti, mera ricerca del piacere, trasgressione, diritto all’appagamento, perversioni, sesso estremo. Tuttavia, prima o poi, la nostra coscienza, gli eventi, i lutti e le malattie ci riportano alla responsabilità di ciascuna esistenza e a considerare la collettività come parte di noi.
Comunque è doveroso per le istituzioni e per chi detiene le leve del potere informare, prendersi carico dei cittadini, tutelare la popolazione con leggi adeguate e soprattutto educare: al rispetto (dell’altro, della diversità, dell’ambiente), alla sessualità, all’affettività, alla relazione, al senso civico e morale. Quindi, il fenomeno della prostituzione potrà essere ridotto e forse in parte risolto solo con una scelta personale (consapevolezza, libero arbitrio, responsabilità; dando alla sessualità il giusto valore) e riscoprendo il significato della collettività. Invece, per coloro che vogliano accedere a un servizio privato o pubblico, debitamente regolamentato, la soluzione potrebbe essere quella di prevedere degli Eros Center: luoghi ove chi voglia esercitare la “professione” sia tutelato dal punto di vista giuridico e sanitario, paghi le tasse come ogni lavoratore e gli venga riconosciuto il ruolo e la libertà della sua scelta, senza alcuna forma di sfruttamento o coercizione.
Il vero cambiamento deve avvenire dunque nell’essere umano, poiché la società ne rispecchia vizi e virtù: la dualità dell’uomo e la libertà di ogni sua scelta.
Regolamentare la prostituzione non è certo la soluzione definitiva, ma poiché oggi il sesso è un “bene di consumo”, per ridurre l’offerta dovrà calare la domanda. Questo è il vero nocciolo del problema: la domanda è cresciuta progressivamente con la perdita dei valori e del senso della Vita. È necessario, quindi, riportare l’attenzione sull’Uomo, il suo privato, la sua complessità esistenziale.
Roberto Varrasi
Centro di Medicina Integrata e Ginecologia Sistemica